QUEL LIBRO CHE NESSUNO RICORDA – Il Corso di linguistica generale e il suo interprete italiano, Tullio De Mauro

QUEL LIBRO CHE NESSUNO RICORDA
Il Corso di linguistica generale e il suo interprete italiano, Tullio De Mauro

di Marco Cavalli

Tra i libri fondamentali del secolo scorso, il meno noto e festeggiato è certamente il Corso di linguistica generale di Ferdinand de Saussure (1857-1913). Una negligenza che ha le sue attenuanti, generiche e specifiche. Il Corso è un’opera postuma che il suo autore non solo non pubblicò, ma neppure scrisse. A metterlo insieme furono due ex allievi di Saussure, Charles Bally e Albert Sechehaye, diventati in seguito altrettanti luminari della disciplina il cui nome è legato in modo indissolubile a quello del loro maestro. Utilizzando gli appunti presi da alcuni studenti durante i corsi che Saussure tenne negli anni 1906-1911 all’università di Ginevra, Bally e Sechehaye confezionarono un testo che ha l’impianto espositivo di una dispensa universitaria e dove si discutono questioni di metodo e di teoria linguistica, argomento allora abbastanza eccentrico persino negli studi di glottologia, decisamente orientati sul versante storico. Il libro apocrifo di Saussure esce nel 1916 – esattamente cent’anni orsono.

È impossibile anche soltanto indicare a grandi linee l’influenza che il Corso ha avuto sulla cultura umanistica del Novecento. Le scienze del linguaggio sono le prime ad avvantaggiarsi delle riflessioni di Saussure, in particolare la semiologia, che da lui prende nome e avvio. Nel giro di un decennio, tra gli anni Venti e Trenta, il diffondersi delle tematiche e degli schemi concettuali saussuriani produce in campo linguistico un rinnovamento e uno sviluppo formidabili. Le conseguenze sono simili agli effetti di un’esondazione del Nilo: il ritirarsi delle acque rende fertile il terreno circostante. Letteratura, filosofia, sociologia psicoanalisi …, non c’è disciplina che non ficchi il naso dentro il Corso per trarne uno spunto, una suggestione, un motivo di polemica.

Un aspetto del Corso che rimane impresso è la circolarità esteriormente viziosa di molte sue definizioni. Le categorie principali della linguistica saussuriana si sostengono a vicenda, come se chi le ha coniate volesse mostrare, e non soltanto spiegare, in che cosa consiste la natura di istituzione sociale propria del linguaggio umano. Termini entrati nel vocabolario delle scienze umane quali “significante”, “significato”, “fonazione”, “significazione” hanno senso l’uno in opposizione all’altro. Secondo Saussure, la lingua è fatta di dipendenze tra le parti che la compongono. Prese distintamente, tutte le sue unità, dalla più piccola alle più grande, non hanno valore. È il sistema dei rapporti e delle differenze tra le unità a qualificarle. Come in un formaggio a pasta dura, i vuoti (la parte concettuale del segno linguistico) e i pieni (la parte sonora e scritta) si definiscono a vicenda. L’idea rivoluzionaria di Saussure fu recepita in quel periodo da una figura non meno singolare ed estranea alla corporazione dei linguisti: il russo (ma viennese per sede accademica) Nikolaj Trubeckoj, la cui teoria delle opposizioni fonologiche, presentata nell’opera Fondamenti di fonologia (1939), costituisce la più illuminante trasposizione dei procedimenti e delle concezioni saussuriane.

Il Corso approda in Italia poco dopo l’Ulisse di Joyce, nella seconda metà degli anni Sessanta. A portarcelo è Tullio De Mauro, che correda la sua traduzione per l’editore Laterza di apparati critici così esaurienti da essere annessi in traduzione conversa alle edizioni francesi del libro, e non solo a quelle. Nel 1967 De Mauro ha trentacinque anni. Come Saussure, proviene dalla linguistica dottrinale, storica. È stato allievo di Antonino Pagliaro, un linguista estroso, oggi dimenticato. Quattro anni prima ha pubblicato una benemerita Storia linguistica dell’Italia unita, lontanissima per ispirazione e quasi ostile per mentalità all’impostazione teorica della linguistica saussuriana.

La carriera di De Mauro ha avuto svolte che l’hanno portata a grande distanza dall’ombra lunga di Saussure. Ministro della Pubblica Istruzione durante il secondo governo Amato (2000-2001), autore di un popolare dizionario della lingua italiana, De Mauro è tornato a occuparsi di Saussure nel 2005, curando l’edizione italiana delle spoglie di un libro che a quanto pare Saussure progettava di scrivere e che doveva intitolarsi L’essenza doppia del linguaggio. Ma quando gli Scritti inediti di linguistica generale appaiono in libreria nessuno sembra accorgersene. La stagione d’oro della linguistica si è conclusa. Nessun ricorso, per il Corso.

Tullio De Mauro è morto il 5 gennaio 2017. Quattro anni prima aveva dichiarato in un’intervista: “Un mio alunno mi ha chiesto un giorno se io non metto troppo De Mauro in Saussure. Non credo. Mi piacerebbe invece che ci fosse molto Saussure nelle cose meno indecorose che mi capita di scrivere”.

 

 

 

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